ULTRAS
venerdì 4 febbraio 2011
OLD SOCCER LOVERS...
C'era una volta il calcio,quello con le maglie senza nome ne numero personalizzato,con molti sponsor in meno,ma con tanta molta più passione.
C'erano gli stadi pieni,c'era la gente che pur di vedere la partita si arrampicava nei posti più incredibili.
C'erano i tamburi,le trombette,i fumogeni,le torce e si potevano portare striscioni senza chiedere il permesso alla questura,non c'erano i tornelli ne il prefiltraggio ma sopratutto non c'era la tessera del tifoso.
Adesso invece con l'avvento di una socità sempre più mirata al capitalismo,i signori del calcio hanno sempre piu speculato sulla fede di chi,ogni maledetta domenica,si ritrovava sulle gradinate di qualche stadio a sostenere la propria squadra,sfidando mille avversità e con il passare del tempo sono riusciti a sostituire la passione con uno spirito materialista,che molti hanno accettato senza opporsi.
Un esempio lampante? Le storie dell'Austria Salizburgo e del FC United of Manchester,storie di tifosi che non hanno voluto accettare il calcio dei soldi,rinunciando ad un futuro sicuro senza ostacoli ma corrotto da degli ideali sbagliati,in cui non si riconoscono.
SPORTVEREIN AUSTRIA SALZBURG
Rinata nel 2005 grazie alla rifondazione da parte di alcuni vecchi sostenitori dell' Austria Salisburgo,dopo che l'imprenditore austriaco multimilionario Dietrich Mateschitz,proprietario della Red Bull,decise di acquistare il club ed ebbe la brillante idea di cabiare il vecchio stemma,sostituendolo con i due tori rossi classico logo della bevanda
e i colori sociali,modificandoli dal vecchi bianco-viola al giallo-rosso.
Il club originale nasce nel 1933 e vantavano di tre campionati vinti e di tre supercoppe d'austria.
I tifosi riconoscendo la Red Bull Salisburgo,come un'altra squadra,hanno deciso di fondare a proprie spese lo Sportviren Austria Salzburg continua...
C'erano gli stadi pieni,c'era la gente che pur di vedere la partita si arrampicava nei posti più incredibili.
C'erano i tamburi,le trombette,i fumogeni,le torce e si potevano portare striscioni senza chiedere il permesso alla questura,non c'erano i tornelli ne il prefiltraggio ma sopratutto non c'era la tessera del tifoso.
Adesso invece con l'avvento di una socità sempre più mirata al capitalismo,i signori del calcio hanno sempre piu speculato sulla fede di chi,ogni maledetta domenica,si ritrovava sulle gradinate di qualche stadio a sostenere la propria squadra,sfidando mille avversità e con il passare del tempo sono riusciti a sostituire la passione con uno spirito materialista,che molti hanno accettato senza opporsi.
Un esempio lampante? Le storie dell'Austria Salizburgo e del FC United of Manchester,storie di tifosi che non hanno voluto accettare il calcio dei soldi,rinunciando ad un futuro sicuro senza ostacoli ma corrotto da degli ideali sbagliati,in cui non si riconoscono.
SPORTVEREIN AUSTRIA SALZBURG
Rinata nel 2005 grazie alla rifondazione da parte di alcuni vecchi sostenitori dell' Austria Salisburgo,dopo che l'imprenditore austriaco multimilionario Dietrich Mateschitz,proprietario della Red Bull,decise di acquistare il club ed ebbe la brillante idea di cabiare il vecchio stemma,sostituendolo con i due tori rossi classico logo della bevanda
e i colori sociali,modificandoli dal vecchi bianco-viola al giallo-rosso.
Il club originale nasce nel 1933 e vantavano di tre campionati vinti e di tre supercoppe d'austria.
I tifosi riconoscendo la Red Bull Salisburgo,come un'altra squadra,hanno deciso di fondare a proprie spese lo Sportviren Austria Salzburg continua...
OLD TIME...DINAMO ZAGABRIA- STELLA ROSSA. 6/05/1990
Era l'anno prima della nascita delle "Tigri di Arkan",l'anno prima della guerra in Croazia,era il 1990 e si erano appena concluse il secondo turno di elezioni che vedeva vincere l'Unione Democratica Croata (HDZ) di Tudman che aveva come oppositori politici proprio il presidente Serbo,Slobodan Milosevic.
Le squadre nutrivano da sempre una rivalita,ma in questa occasione si aggiungevano anche motivi extra-calcistici.
Prima della partita da Belgrado giunsero 3000 tifosi guidati,dall'allora capo-ultrà "Arkan",con un totale di 20.000 spettatori,che sin da molte ore prima dell'inizio si dettero battaglia in scontri paragonabili ad una guerriglia.
Ma i veri conflitti si scatenarono all'interno dello stadio Maksimir,dove i tifosi Serbi isolati nel loro settore,cominciarono ad inveire contro i padroni di casa,prima lanciando oggetti, per poi sfociare in veri e propri agguati muniti di coltelli e bastoni. Nel parapiglia generale non cessano i cori dei tifosi di Belgardo (Zagabria è Serbia,uccideremo Tudman).
La polizia in maggioranza Serba e quindi tollerante con i propri connazionali,comionciarono a caricare i tifosi con manganelli e lancio di lacrimogeni. I tifosi Zagrebesi reagirono riuscendo ad invadere il terreno di gioco e raggiungere i tifosi Serbi,creando l'incredibile.
Le forze dell'ordine chiamano,la sezione anti-sommossa cercando di reprimere la guerriglia,che si era divampata anche fuori dallo stadio. Gli scontri terminarono dopo un ora.
Durante gli scontri sul terreno di gioco un poliziotto stava massacrando un tifoso,quando il calciatore Croato capitano della Dinamo Zvonimir Boban colpi l'agente con un calcio.
Gli agenti inveirono contro di lui che riuscì a cavarsela grazie all'intervento dei dirigenti Croati.Questo gesto ebbe una larga eco e Boban divenne per i croati una sorta di eroe nazionale, mentre i serbi lo bollarono come nazionalista. La Federcalcio jugoslava lo sospese per sei mesi e lo condannò a pagare le spese processuali.
Poco meno di un anno prima, il 22 marzo 1989, i tifosi della Dinamo Zagabria si scontrarono contro i tifosi del Partizan Belgrado, in casa dei tifosi serbi. Anche in questo caso durante la partita vi furono scambi di insulti su temi politici. Si presume che gli scontri siano cominciati quando i tifosi della Dinamo spararono dei petardi per festeggiare la vittoria per 2-0. Ci furono lanci di sassi, autobus distrutti e cartelloni pubblicitari divelti. Alla fine si registrarono 7 feriti e 32 arrestati.
STORIE D'IRLANDA DEL NORD,PISTOLE E BELFAST CELTIC
Settarismo e divisioni comunitarie nella Belfast del pallone che, in fondo, non cambia mai. O, se non altro, non lo dà a vedere, ed ecco allora la settimana che porta al derby fra le Big Two, Linfield e Glentoran, essere segnata da un episodio decisamente inquietante: protagonista suo malgrado Paddy McCourt, ala nordirlandese del Celtic Glasgow, il club scozzese tradizionalmente cattolico e vicino alle istanze dei repubblicani irlandesi, destinatario di una busta contenente alcuni proiettili e intercettata in un ufficio della Royal Mail prima di essere recapitata al calciatore. McCourt - che è originario di Londonderry, contea sulla quale unionisti e nazionalisti ancora battagliano per il nome - non è il primo, tuttavia, ad avere ricevuto intimidazioni del genere: nei giorni scorsi pacchi simili erano stati spediti, sempre dall'Irlanda del Nord, anche a Nial McGinn e Neil Lennon, che del Celtic sono centrocampista il primo e allenatore il secondo. Entrambi nordirlandesi e, come McCourt, con un presente o un passato in nazionale.
Il tutto per rimarcare che il rapporto fra settarismo e sport, in Irlanda del Nord, è sempre vivo. Questioni di identità in una città che ancora, sotto tanti aspetti, non ha chiuso i conti con un passato turbolento e che, spesso pretestuosamente, si è servita anche del calcio, passione collettiva e sufficientemente folle, per mascherare altre istanze. Una storia per tutte: 27 dicembre 1948, un lunedì, giornata dedicata al turno di campionato del Boxing day che allora era caduto di domenica. Campione in carica grazie al successo nel primo campionato successivo alla Seconda guerra mondiale, nonché vincitore degli ultimi cinque titoli prima della sospensione dovuta al conflitto, il Belfast Celtic era atteso al varco in casa del Linfield.
Il tutto per rimarcare che il rapporto fra settarismo e sport, in Irlanda del Nord, è sempre vivo. Questioni di identità in una città che ancora, sotto tanti aspetti, non ha chiuso i conti con un passato turbolento e che, spesso pretestuosamente, si è servita anche del calcio, passione collettiva e sufficientemente folle, per mascherare altre istanze. Una storia per tutte: 27 dicembre 1948, un lunedì, giornata dedicata al turno di campionato del Boxing day che allora era caduto di domenica. Campione in carica grazie al successo nel primo campionato successivo alla Seconda guerra mondiale, nonché vincitore degli ultimi cinque titoli prima della sospensione dovuta al conflitto, il Belfast Celtic era atteso al varco in casa del Linfield.
Eccole, le originali Big Two, espressioni di identità irriducibili. Il Belfast Celtic era la squadra di Falls Road, quella che aveva mutuato i colori della maglia dal Celtic di Glasgow e giocava le sue partite casalinghe al Celtic Park, che allo stesso tempo era un cinodromo e sul quale, oggi, sorge un centro commerciale. Era nato nel 1891, il Belfast Celtic, rigidamente cattolico e rigorosamente tifato dai nazionalisti irlandesi. Tanto da essere spinto a ritirarsi dal campionato per quattro anni, dopo che nell'ottobre 1920 un uomo sugli spalti del Celtic Park sparò sulla folla: il contesto di quella Belfast era troppo pericoloso per un club così fortemente caratterizzato.
Era il periodo della Guerra d'indipendenza irlandese e, un mese dopo, a Dublino fu la polizia ausiliaria britannica ad aprire il fuoco contro gli spettatori di una sfida di calcio gaelico al Croke Park, in quello che rimane nella tragica storia d'Irlanda come la Bloody Sunday. Già allora, quella con il Linfield rappresentava molto più che una rivalità sportiva: c'era la politica e c'era la religione. Già, perché il Linfield è da sempre il club dei protestanti lealisti: tifo fortemente radicato a Shankill, maglia blu che ricalca quella dei Rangers di Glasgow, il monarchico castello della famiglia Windsor al centro dello stemma del club, il divieto statutario di giocare di domenica - in quanto giorno di culto - e, per diversi decenni, fermo nel non ingaggiare calciatori cattolici (furono non più di una mezza dozzina sino agli anni Novanta).
Era il periodo della Guerra d'indipendenza irlandese e, un mese dopo, a Dublino fu la polizia ausiliaria britannica ad aprire il fuoco contro gli spettatori di una sfida di calcio gaelico al Croke Park, in quello che rimane nella tragica storia d'Irlanda come la Bloody Sunday. Già allora, quella con il Linfield rappresentava molto più che una rivalità sportiva: c'era la politica e c'era la religione. Già, perché il Linfield è da sempre il club dei protestanti lealisti: tifo fortemente radicato a Shankill, maglia blu che ricalca quella dei Rangers di Glasgow, il monarchico castello della famiglia Windsor al centro dello stemma del club, il divieto statutario di giocare di domenica - in quanto giorno di culto - e, per diversi decenni, fermo nel non ingaggiare calciatori cattolici (furono non più di una mezza dozzina sino agli anni Novanta).
Ma quel lunedì tutto cambiò. Non era ancora il periodo dei Troubles, ma fu il giorno della «Windsor riot», la feroce rissa che scoppiò a Windsor Park, tana dei Blues. A dieci minuti dal termine dell'incontro, il Belfast Celtic era in vantaggio: 0-1, in undici contro otto in un ambiente, raccontano le cronache del tempo, sin troppo intimidatorio. Arrivò il pareggio del Linfield, i tifosi di casa invasero il campo e cominciò una caccia all'uomo, con i calciatori del club cattolico costretti alla fuga per salvarsi dalla follia del pubblico. Finì con tre feriti gravi: il portiere Kevin McAlinden, il difensore Robin Lawlor e l'attaccante Jimmy Jones, capocannoniere la stagione precedente, sul quale gli assalitori si accanirono anche dopo che aveva perso conoscenza. Quella notte, la dirigenza del Celtic si riunì e decise il definitivo ritiro del club dalla Irish League, una volta portata a termine la stagione. Lo annunciò con un comunicato che accusò non tanto il Linfield, quanto le «misure inadeguate» adottate della polizia locale, la Royal Ulster Constabulary. La storia del Belfast Celtic si chiuse dunque in un momento di piena gloria sportiva, con 14 titoli nordirlandesi nel palmares.
Toccò al Glentoran, allora, ereditare il tradizionale ruolo di sfidante del Linfield nell'immutabile derby del Boxing Day, il posto del Celtic nella definizione di Big Two e buona parte della sua tifoseria. Il che ampliò la base di supporter dei Glens - nati protestanti, nella East Belfast - e li rese più omogenei sotto il profilo politico e religioso: da allora, cattolici o protestanti che siano, i giocatori del Glentoran a Windsor Park vengono regolarmente sommersi di insulti e fischi. Di fatto, la rivalità con il Linfield divenne, poco alla volta, legata ad aspetti territoriali relativi alla penetrazione nei diversi quartieri della città piuttosto che a motivi settarici, sino alla comparsa dall'una e dall'altra parte di movimenti hooligan pronti, con buona frequenza, ad atti di violenza e teppismo che spesso hanno caratterizzato l'annuale appuntamento del Boxing day.
Il derby di martedì sarà il recupero della sfida saltata, causa gelo, lo scorso 27 dicembre. Terza sfida stagionale fra i due club, ma forse solo gli statistici più attenti conoscono con precisione i numeri di un derby che conta oltre seicento precedenti. Mettendo assieme i trofei, sono 72 campionati, 60 Irish Cup, 16 League Cup, 70 supercoppe, con i Blues nel ruolo di club più vincente di sempre e attuale leader del campionato. Davanti proprio ai rossoverdi del Glentoran. Se l'intensità ideologica degli scontri ora appare più sfumata, la tensione resta: nel 2008 a Windsor Park alcune decine di tifosi del Glentoran si scontrarono con la polizia e la federcalcio nordirlandese prese la più drastica delle decisioni: bandire dal calendario il derby del Boxing day almeno per due anni. Sanzione poi revocata e commutata in una pesante ammenda economica nei confronti dei due club. Prima, marzo 2005 al The Oval, vi furono diversi feriti e numerosi arresti per gli incidenti seguiti alla rete dell'ex attaccante del Linfield Chris Morgan che decise il derby a favore del Glentoran. Il settarismo, per il Linfield e i suoi tifosi, resiste oggi soprattutto quando l'avversario è il Cliftonville, club di un sobborgo della zona nord di Belfast che ancora mantiene tra i suoi fan una larghissima base di cattolici indipendentisti. E che gioca le sue gare interne in uno stadio dal nome tanto insolito quanto evocativo: «Solitude». Perché a Belfast, dietro al calcio, c'è molto di più.
giovedì 3 febbraio 2011
TESSERA DEL TIFOSO
Onore a chi non si arrende,a chi manifesta mettendo a repentaglio la propria libertà.
Perchè adesso manifestare contro qualcosa,nell'era del Grande fratello,del D.A.SPO e degli arresti preventivi,può mettere a serio rischio la libertà di ogni singola persona.
Quindi onore a chi va contro questa stupida legge che prevede l'entrata in vigore di questa tessera,che toglie al tifoso ogni tipo di libertà e privacy,in quanto è dotata di un cip capace di rilevare in ogni momento,la posizione del proprietario,oltre che a farti entrare obbligatoriamente in un sistema bancario(la tessera va fatta in banca,perchè appartiene ad un circuito MASTERCARD).
In Inghilterra i club rilasciano ai tifosi una pseudo TDT che al contrario della nostra non è dotata di un cip e nemmeno è collegata ad una banca,semplicemente la tessera serve al tifoso,per avere agevolazioni sui prodotti ufficiali del club e biglietti.
I nostri politici hanno avuto la brillante idea di voler seguire il "modello tahtcher" credendo di seguire un modello perfetto,senza lacune ne falde,intruducendo una versione "represionista" della TDT Inglesei.
Il sistema inglese prevedeva il promuovere il ritorno delle famiglie negli stadi,quello italiano invece ha allontanato decisamente molte persone,comprese famiglie,con l'avvento delle migliaia Pay Tv satellitare che a differenza dell regno unito,trasmettono tutte le partite,.
Inoltre visti gli scontri verificatisi durante la "Carling cup" di quest'anno tra Birmingham e Aston Villa e nel match di FA CUP dell'anno scorso tra West Ham e Milwall,si deduce che il modello inglese non è decisamente curato come sembra,se permette a tifosi di picchiarsi nel centro del campo e lanciare torce nei settori avversari,nonostante gli steward sia preparati con corsi appositi e non come qua che chiunque puo farlo.
Oltre a questo l'avvento della tessera non ha certo dato piu sicurezza,visto che molti non tesserati si sono visti assegnare posti,durante le trasferte proprio nel settore dei padroni di casa,fianco a fianco,divisi solo da un cordone di steward e quindi a rischio di scontro.
Purtroppo tutto questo è legato al binomio CALCIO_BUSINESS,il calcio delle magliette senza nome e numero e senza numero personalizzato se ne è andato molto tempo fa e ha lasciato spazio al calcio dei soldi,maneggiato dai "potenti" che senza scrupoli stanno rovinando uno sport stupendo e cercando di allontanare dalle curve la parte piu estrema di questa passione...NOI ULTRAS...NO ALLA TESSERA
Perchè adesso manifestare contro qualcosa,nell'era del Grande fratello,del D.A.SPO e degli arresti preventivi,può mettere a serio rischio la libertà di ogni singola persona.
Quindi onore a chi va contro questa stupida legge che prevede l'entrata in vigore di questa tessera,che toglie al tifoso ogni tipo di libertà e privacy,in quanto è dotata di un cip capace di rilevare in ogni momento,la posizione del proprietario,oltre che a farti entrare obbligatoriamente in un sistema bancario(la tessera va fatta in banca,perchè appartiene ad un circuito MASTERCARD).
In Inghilterra i club rilasciano ai tifosi una pseudo TDT che al contrario della nostra non è dotata di un cip e nemmeno è collegata ad una banca,semplicemente la tessera serve al tifoso,per avere agevolazioni sui prodotti ufficiali del club e biglietti.
I nostri politici hanno avuto la brillante idea di voler seguire il "modello tahtcher" credendo di seguire un modello perfetto,senza lacune ne falde,intruducendo una versione "represionista" della TDT Inglesei.
Il sistema inglese prevedeva il promuovere il ritorno delle famiglie negli stadi,quello italiano invece ha allontanato decisamente molte persone,comprese famiglie,con l'avvento delle migliaia Pay Tv satellitare che a differenza dell regno unito,trasmettono tutte le partite,.
Inoltre visti gli scontri verificatisi durante la "Carling cup" di quest'anno tra Birmingham e Aston Villa e nel match di FA CUP dell'anno scorso tra West Ham e Milwall,si deduce che il modello inglese non è decisamente curato come sembra,se permette a tifosi di picchiarsi nel centro del campo e lanciare torce nei settori avversari,nonostante gli steward sia preparati con corsi appositi e non come qua che chiunque puo farlo.
Oltre a questo l'avvento della tessera non ha certo dato piu sicurezza,visto che molti non tesserati si sono visti assegnare posti,durante le trasferte proprio nel settore dei padroni di casa,fianco a fianco,divisi solo da un cordone di steward e quindi a rischio di scontro.
Purtroppo tutto questo è legato al binomio CALCIO_BUSINESS,il calcio delle magliette senza nome e numero e senza numero personalizzato se ne è andato molto tempo fa e ha lasciato spazio al calcio dei soldi,maneggiato dai "potenti" che senza scrupoli stanno rovinando uno sport stupendo e cercando di allontanare dalle curve la parte piu estrema di questa passione...NOI ULTRAS...NO ALLA TESSERA
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Questo blog è inanzitutto libero.
Ogni ultras potrà lasciare commenti,foto,video o qualsiasi altra cosa ritenga necessario.
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